Articolo di Paolo Arsena e Corrado Cotignano pubblicato il 6 luglio 2020 sul blog di https://metroviaroma.it/
Talpa muove, talpa ferma. Talpa ferma, talpa muove. È ormai più di un anno che questa Amministrazione gioca a una sorta di gioco delle tre carte in cui a perdere è, come spesso accade, Roma.
Risale infatti esattamente al 5 luglio 2019 il tweet con cui Virginia Raggi annunciava: “Metro C a piazza Venezia, ipotesi sempre più concreta. Inviato al MIT progetto definitivo. Presto talpe in azione”.
Come no. Arenate sotto il Foro di Traiano da ottobre del 2019, le talpe non sono mai più ripartite.
La storia ormai la conosciamo bene. Ma noi romani siamo nati per soffrire, e allora perché non ripercorrerla ancora una volta?
- Progetto per andare avanti presentato tardi, malgrado i tre anni a disposizione (luglio 2019).
- Cantiere in corso ormai vicino alla fine della tratta e iter di approvazione della prosecuzione lavori in alto mare (settembre 2019).
- Enrico Stefàno e la sindaca stessa, con cinica noncuranza, dichiarano l’ormai imminente rinuncia a proseguire la linea (ottobre 2019).
- A tombamento iniziato, per evitare in extremis l’amputazione definitiva della Metro C ai Fori Imperiali, la ministra De Micheli finanzia a rotta di collo il proseguimento fino a piazza Venezia (dicembre 2019).
- L’amministrazione resta impantanata nelle procedure burocratiche. Malgrado l’ok dal ministero, per altri sei mesi le talpe non si muovono (maggio 2020).
- Arriva finalmente la notizia che è tutto sbloccato e che le talpe possono ripartire (giugno 2020). L’assessore Calabrese dà il suo parere informato e si lancia nel tecnico, apostrofando come “rosiconi” tutti quelli che, a suo dire, avevano remato contro, mentre lanciavano l’allarme.
E invece no: oggi la talpa è sempre ferma. Non era vero, che fosse tutto pronto.
Tre giorni fa c’è voluta la protesta dei lavoratori di Metro C con cassa integrazione in scadenza, per svegliare il Campidoglio. Il consorzio che esegue i lavori è stato sempre attivo, anche durante il lockdown, ma solo per l’ordinaria amministrazione, occupando solo 50 operai su 400. Infatti, senza poter attivare le talpe, il grosso del cantiere è rimasto fermo, ripercuotendo il blocco anche sulle stazioni di Amba Aradam e Fori Imperiali, che non possono aprire finché resta l’intralcio dell’alimentazione delle escavatrici.
Senza riattivare il cantiere, una volta scaduta la cassa integrazione, il consorzio non potrà far altro che licenziare, perdendo così anche la forza lavoro (e bruciando posti di lavoro).
Sollecitato dalla protesta, Enrico Stefàno s’è affrettato a dire che “domani, massimo prossima settimana è tutto pronto”. Manca infatti la variazione di bilancio, in attesa del voto del Consiglio.
Ci auguriamo vivamente che il voto arrivi prima possibile, e ci chiediamo:
Con quale leggerezza si possono tenere ferme le talpe ai Fori Imperiali per così tanti mesi?
Con quali ritardi per una infrastruttura vitale per la città?
Quanto ci costano questi cantieri fermi a tempo indeterminato?
E poi, soprattutto, come si sta contenendo il rischio di cedimenti, al perdurare dello stallo, in una area delicata come quella dei Fori?
Roma chiede fatti e risposte, non tweet. Grazie.
Le puntate precedenti:
Le talpe di Metro C? Tombate. Anzi no, anzi forse
https://www.ripensiamoroma.com/wp-admin/post.php?post=1798&action=edit
FONTE:
https://metroviaroma.it/le-talpe-non-si-muovono-roma-nemmeno/