Articolo di Alessandro D’Urbano – Responsabile tematico “Disabilità” di Ripensiamo Roma.
Il 3 marzo è la giornata mondiale della sordità, il World Hearing Day, istituito dall’OMS per richiamare l’attenzione sui problemi della disabilità legati a deficit uditivi. In Italia si calcola che ci siano 7 milioni di persone con problemi di udito, ovvero il 12,1% della popolazione, in prevalenza tra chi ha più di 65 anni. Più in generale, nel 2019 l’Istat ha stimato che in Italia vi siano 3,1 milioni di disabili, il 5,2% della popolazione.
Qual è o, meglio, quale dovrebbe essere il senso di questa giornata? Sicuramente richiamare l’attenzione sulle difficoltà discendenti dalla sordità; ma più di tutto veicolare il messaggio che essere sordo (o avere un altro handicap) non significa essere un minorato, non significa dover essere relegato ai margini della società. Il sordo, il disabile, non è colui che ha un problema medico da trattare.
Viene dunque da chiedersi quale sia il reale significato della parola disabilità. L’OMS nel 2001 l’ha definita come “la conseguenza o il risultato di una relazione tra la condizione di salute di una persona, i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano più elementi in cui vive un individuo”, così sottolineando l’importanza dell’interazione tra individuo e ambiente.
La parola dis-abilità, infatti, non è sinonimo di mancanza, di malattia, bensì di diversa, anomala abilità di chi si rapporta con l’ambiente circostante e con le persone in modo, appunto, diverso ma ugualmente idoneo. Eppure, si è abituati a pensare che la società e l’ambiente in cui il dis-abile vive limitino queste diverse abilità. Se è indubbio che le barriere architettoniche costituiscano una limitazione per i disabili e debbano essere abbattute, deve sempre ricordarsi come la più potente barriera sia quella culturale. Ogni individuo è in grado di contribuire, con le sue possibilità, allo sviluppo della società. La sfida è far diventare la disabilità una normalità; far interiorizzare il concetto che quella che oggi si percepisce come una anomalia è invero una risorsa per arricchire e crescere la società in termini umani, morali, sociali, economici e culturali. Non a caso, una delle missioni del PNRR, la numero 5, è proprio quella della “inclusione e coesione”, che registra risorse per 19,81 miliardi di euro, parte delle quali destinati specificamente ai “servizi sociali, disabilità e marginalità sociale”.
Proviamo allora a chiederci non solo e non tanto cosa possiamo fare noi per i disabili e, oggi, per sordi, ma anche cosa possiamo noi imparare da loro, cosa possono darci, cosa hanno imparato dalla loro situazione, come hanno affrontato le difficoltà discendenti dal loro handicap. In fondo, se ci riflettiamo un attimo, siamo sostanzialmente tutti diversamente abili nel momento in cui ci rapportiamo agli altri, ma allo stesso tempo anche uguali.
Noi di Ripensiamo Roma – e io anche con la Associazione Nazionale Sordi – siamo impegnati in questo percorso di sensibilizzazione, promuovendo (abbiamo anche in programma la realizzazione di un evento incentrato su Musica e Disabilità di cui vi parleremo presto) e diffondendo il messaggio che i sordi, e più in generale i disabili, sono individui comuni perché, come diceva Ezio Bosso : “sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”.
Alessandro D’Urbano – Roma, 3 marzo 2023
Essere sordi.
Non poter sentire, nulla o quasi nulla.
Se non lo siamo, ci chiediamo mai cosa significa?
Possiamo mai lontanamente immaginare cosa si prova a stare, e dover vivere, in una bolla di silenzio costante, che avvolge e ovatta e distanzia tutto quel che intorno vive e fa suono?
Per un sordo non esistono voci, né le sue sfumature belle e brutte, allegre e tristi, felici e arrabbiate. Non esistono suoni, non esiste la musica che allarga il cielo dentro ogni uomo. Non esiste o quasi il rumore, né il frastuono quotidiano che spesso distrae, rapisce, porta via da preoccupazioni e prigioni chi viene definito udente.
Allora affacciamoci con delicatezza a questo mondo, per molti sconosciuto, e proviamo magari solo per pochi minuti ad immergerci in un silenzio irreale e “sentire”, percepire bene cosa può significare azzerare il suono tutto della vita, e chiediamoci: cosa posso fare io per chi non ha udito, per chi vive nel silenzio, per chi soffre anche, spesso, senza che io stesso me ne accorga, perché quell’enorme frastuono e rumore e altro dentro cui oggi si vive, ruba tanto a chi sente perfettamente, togliendo la preziosità del silenzio che resta d’oro.
Il 3 marzo è la giornata dedicata ai diversamente udenti: non chiudere le tue orecchie a chi ha voci diverse da proporre.
Simona D’Urbano
Un pensiero su “3 marzo 2023 – World Hearing Day”
Bellissimo articolo che rispecchia in pieno la nostra condizione
Grazie all’autore e grazie a Donato Bonanni che mi ha dato la possibilita’di leggerlo