Articolo di Donato Bonanni pubblicato su “L’Opinione delle Libertà” il 21 maggio 2024.
Per la salvaguardia dell’economia mondiale e per la sostenibilità della transizione ecologica
Dopo l’importante vertice ministeriale delle sette economie più forti del mondo (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Usa), dedicato ai temi ambientali ed energetici, nei giorni scorsi le confederazioni industriali degli stessi sette Paesi si sono riunite per identificare le priorità dell’agenda economica globale e per rivolgere alla Presidenza italiana (che guida il G7) raccomandazioni e proposte finalizzate ad affrontare in maniera coordinata le urgenti transizioni a cui sono chiamati l’industria, i governi e la società. In particolare, la dichiarazione finale del B7 indica tra le principali priorità: l’impatto dell’incertezza mondiale sulle catene globali del valore; le transizioni climatica, energetica e ambientale; le opportunità poste dalla “data economy” e dalle tecnologie digitali; le sfide legate al mercato del lavoro. Soffermiamoci sulle prime due priorità. Il gruppo B7 e la Presidenza del Governo italiano convengono sul fatto che la recente crisi pandemica e le attuali crisi geopolitiche nell’Europa dell’Est, in Medio Oriente e nell’area sud-asiatica abbiano mostrato le debolezze profonde delle catene di approvvigionamento mondiali e i limiti, causati dalla scarsità di regole, di una globalizzazione che ha indebolito le democrazie e le loro economie. Per tale motivo, la proposta comune (e necessaria) è quella di lavorare per una maggiore cooperazione fra i Paesi del G7 e tra le loro rappresentanze industriali, coinvolgendo anche quelle nazioni che ne condividano la stessa visione. Rispetto alle tematiche ambientali ed energetiche, le sette Confindustrie hanno discusso circa la necessità di rivedere l’approccio alla transizione ecologica, che deve essere “equa e inclusiva”, superando gli errori del modello green “accelerato” e “irrealizzabile” compiuti dalla Commissione Ue.
Una transizione energetica più morbida (considerata maggiormente realistica) che non metta in ginocchio il tessuto produttivo più innovativo e i suoi lavoratori, e che punti sulla centralità della neutralità, ovvero sull’apertura a tutte le tecnologie sostenibili e alle fonti utili alla transizione, compresi gas liquefatti e biocarburanti, infrastrutture dotate di sistemi di cattura dell’anidride carbonica e nucleare (in attesa di quello a fusione), sempre più necessaria per il raggiungimento degli obiettivi dell’autonomia strategica e industriale, della sicurezza energetica, della fornitura di energia a prezzi sostenibili e della competitività delle economie dei Paesi del G7. Per agevolare maggiormente la decarbonizzazione delle produzioni, è fondamentale, però, che gli investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture siano accompagnati dalle sacrosante riforme relative allo snellimento della burocrazia, come nel caso italiano.
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