Gli ultimi dati Istat sull’economia e sul lavoro non sono incoraggianti per la tenuta del nostro Paese: cala il Prodotto interno lordo a causa dei problemi della domanda interna, fatta di investimenti delle imprese e consumi delle famiglie; aumenta il tasso di disoccupazione al 10,6 per cento; cresce il tasso di disoccupazione giovanile al 32,5 per cento.
In queste settimane, le persone di buon senso, le tante associazioni imprenditoriali, gli artigiani, i costruttori, gli agricoltori e i movimenti responsabili, si stanno mobilitando dal Nord al Sud per dare un forte segnale al Governo giallo-verde sui temi centrali come le infrastrutture e l’Alta Velocità e per dire “No” alla manovra economica che non va nella direzione giusta: frena gli investimenti in formazione, ricerca e innovazione; blocca lo stanziamento di risorse economiche per la messa in sicurezza del nostro bellissimo e fragile territorio; aumenta la spesa assistenziale. In particolare, il reddito di cittadinanza e la revisione della Legge Fornero hanno spaventato i mercati al punto che il costo complessivo delle eventuali provvidenze promesse, per la sfiducia provocata nei mercati, costerebbero almeno 5 volte in più. Non è da trascurare la perdita di valore dei titoli di Stato per le famiglie: il calo dei prezzi delle attività finanziarie nei primi sei mesi dell’anno “ha determinato una riduzione del valore della ricchezza” delle famiglie del 2 per cento, “poco meno di 85 miliardi” rispetto alla fine del 2017 (ultimo Rapporto della Banca d’Italia).
Le tante tragedie causate dal crollo delle scuole, delle strade, degli edifici, dei ponti, e dalle frane, alluvioni e sismi in tutto il territorio nazionale, ci obbligano a riattivare un piano serio di contrasto al dissesto idrogeologico e ad assumerci una grande responsabilità che è quella della cultura della prevenzione. La fragilità naturale e storica del nostro territorio non è l’unica causa dei disastri e delle perdite umane. In tutti questi decenni, ci sono stati errori di programmazione urbanistica, che hanno consentito la cementificazione di aree, il tombamento di torrenti e canali di deflusso delle acque e la costruzione di edifici abusivi sanati con il condono edilizio. Su quest’ultimo punto, l’attuale maggioranza parlamentare ha introdotto (con ipocrisia e sfacciataggine) nel famoso Decreto Genova un emendamento che consente il ricorso al condono edilizio.
Lo sblocco delle grandi opere infrastrutturali, la realizzazione degli impianti di tecnologia avanzata per la chiusura del ciclo dei rifiuti, l’ammodernamento del sistema dei trasporti, la messa in sicurezza del nostro territorio, lo snellimento di una burocrazia (attraverso la rivisitazione del codice degli appalti) che soffoca il mondo produttivo, devono essere al centro dell’azione politica di ogni Governo.
L’Italia deve tornare a essere un motore dell’Europa. Altro che reddito di cittadinanza.
Donato Bonanni