Le immagini e gli episodi sconcertanti di queste settimane sull’emergenza rifiuti nella Capitale d’Italia stanno facendo il giro del mondo. Cumuli d’immondizia sulle strade e cassonetti dei rifiuti in fiamme hanno messo in ginocchio la città e stanno provocando gravi rischi all’ambiente e alla salute dei cittadini e dei turisti.
Una vera e propria discarica in ogni zona della città capitolina. Tale emergenza, però, non è causata solamente dalla scarsa e mancata raccolta dei rifiuti urbani da parte degli operatori ecologici della municipalizzata Ama, ma dal limitato numero di impianti di varia tipologia necessari per chiudere il ciclo dei rifiuti.
L’amministrazione pentastellata sostiene una politica di gestione sostenibile dei rifiuti concentrata sulla raccolta differenziata spinta e sul riciclo/riuso, senza voler investire in ulteriori impianti di trattamento/smaltimento dei rifiuti indifferenziati. In particolare, le inesistenti politiche dirette alla ricerca di soluzioni innovative focalizzate su un mix equilibrato di impianti ad alta tecnologia (compresi i discutibili termovalorizzatori quali impianti innovativi a impatto “zero” capaci di utilizzare i rifiuti non riciclabili per la produzione di energia elettrica e calore per le comunità locali) e la cattiva gestione dei rifiuti causata dalla scarsa manutenzione ordinaria e straordinaria di pochi impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati gestiti dalla municipalizzata romana (basti pensare al recente incendio nell’impianto di trattamento meccanico biologico di rifiuti indifferenziati di via Salaria e alle criticità dell’altro impianto di Rocca Cencia) hanno reso insostenibile e grave la situazione sui rifiuti nella nostra amata e bellissima Città Eterna.
L’indifferenziato trattato negli impianti di trattamento meccanico biologico subisce una perdita di processo, ma – a parte il recupero delle frazioni metalliche e il combustibile derivato dai rifiuti (Css o Cdr), che può essere utilizzato per alimentare i termovalorizzatori e cementifici – i materiali residui sono prevalentemente scarti e frazioni organiche stabilizzate (Fos) la cui destinazione finale rimane la discarica di Malagrotta che è stata chiusa nel 2013 dalla Giunta Marino (dietro l’autorizzazione della giunta regionale Zingaretti). Pertanto, tutti i residui di lavorazione degli impianti della municipalizzata Ama destinati allo smaltimento o comunque alla discarica sono stati inviati fuori regione (Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Molise). Del combustibile derivato dai rifiuti, circa i tre quarti sono stati trasferiti negli impianti di termovalorizzazione di San Vittore e di Colleferro (ma quest’ultimo impianto è ormai fermo da quasi 2 anni per opera del sindaco di quel comune e della giunta regionale guidata da Zingaretti), mentre il rimanente è stato inviato in Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Puglia ed Emilia-Romagna. Senza dimenticare che Roma ha un termovalorizzatore moderno e innovativo nella zona di Malagrotta e non viene reso operativo a causa dell’indecisionismo politico della sindaca Virginia Raggi e del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Di fronte alla carenza e alla inadeguatezza di impianti nel territorio romano, il Comune di Roma (e la Città Metropolitana di Roma) e la Regione Lazio devono agire responsabilmente con tutti gli strumenti legislativi a disposizione, per raggiungere i veri obiettivi dell’economia circolare.
L’articolo 13 della legge regionale del Lazio n. 27/98 (Disciplina regionale della gestione dei rifiuti) stabilisce che “nel caso di mancato esercizio delle funzioni delegate (quale l’attività di gestione dei rifiuti urbani, compresa la eventuale progettazione, realizzazione o modifica degli impianti fissi per la gestione dei rifiuti urbani), la giunta regionale può avvalersi del potere di sostituirsi al Comune per il relativo esercizio. Cosa aspetta il presidente Nicola Zingaretti a sostituirsi al Comune di Roma per l’evidente incapacità di gestione dei rifiuti urbani da parte della Giunta Raggi? È evidente che Zingaretti ha in mente un’alleanza strategica e nazionale con i grillini: inseguire la politica del non fare e non assumersi le responsabilità per paura di perdere il consenso elettorale.
Per togliersi di mezzo le tonnellate di rifiuti prodotte dai cittadini romani, nei giorni scorsi la giunta regionale Zingaretti ha approvato la delibera che proroga fino al 31 dicembre 2019 la possibilità di conferire 70mila tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti da Roma Capitale negli impianti abruzzesi per il trattamento meccanico biologico. L’indecisionismo politico rappresenta una sconfitta per la politica laziale e romana e a pagarne le conseguenze saranno sempre gli stessi: i cittadini con in mano la monnezza e la tassa sui rifiuti più alta d’Italia.
Donato Bonanni