L’esponente del movimento pentastellato Virginia Raggi è alla guida della Capitale d’Italia dal 19 giugno 2016: sono trascorsi quasi tre anni e la sua gestione amministrativa, al netto delle vicende giudiziarie che l’hanno vista coinvolta, ha deluso anche molti che l’avevano votata.
I cittadini romani sono ormai rassegnati all’idea di vedere una situazione di emergenza continua in ogni parte della città capitolina.
I risultati negativi sono sotto gli occhi di tutti: le tre stazioni della metropolitana Repubblica-Barberini-Spagna sono chiuse (e altre ne potranno chiudere) con conseguente aumento del traffico automobilistico e dell’inquinamento urbano e con un forte calo degli incassi subito dai negozianti disperati; le tante buche simili a crateri vulcanici che mettono a rischio la sicurezza stradale e pedonale a causa della mancata manutenzione; le strade strapiene di immondizia e gli incendi negli impianti di raccolta di rifiuti urbani; i marciapiedi delle strade e delle piazze trasformati abusivamente in mercati e fuori dalle norme di igiene e di decoro; le periferie abbandonate al loro destino e invase dai roghi tossici a causa dello smaltimento illegale dei rifiuti speciali pericolosi; i centri decisionali delle multinazionali (SkyTg24, Mediaset, Esso, Total Erg, il gruppo Psa, Almaviva contact, Wind-Tre e tanti altri si preparano a farlo) in fuga verso il Nord con migliaia di posti di lavoro persi; il tasso di innovatività della città capitolina molto basso rispetto alle grandi Capitali europee; il settore delle costruzioni (quale motore storico dello sviluppo economico romano) in perenne crisi a causa di una macchina burocratico-amministrativa malata di elefantiasi e asfissiante che non aiuta a sbloccare le opere infrastrutturali necessarie e a riqualificare le aree urbane degradate della città capitolina; gli insufficienti investimenti nelle tecnologie intelligenti e innovative per rendere la città più moderna, efficiente e più vicina alla comunità.
Il declino di Roma ha creato un contrasto stridente tra la cattiva amministrazione in ogni ambito e il palcoscenico unico e grandioso della bellezza di Roma. L’ingegnoso film “La grande bellezza” del regista Sorrentino ne è una valida rappresentazione dell’attuale momento. Persino le principali associazioni imprenditoriali romane non ne possono più del degrado sociale e culturale, del crollo delle attività produttive e della mancanza di una progettualità per una Capitale più attrattiva e competitiva. Roma deve recuperare il suo splendore mettendo al centro la comunità. Un luogo nel quale cresce il senso di cittadinanza e di appartenenza di ogni individuo, perché una città migliore si costruisce dal basso.
Roma deve manifestare il desiderio di innovazione, di guardare al futuro. La crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e l’occupazione (in particolare giovanile) nel territorio, sono raggiungibili attraverso lo sviluppo di una cooperazione tra università (che rappresentano il 20 per cento del sistema universitario italiano), poli tecnologici/incubatori di start up, imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini per favorire la creazione di spin off industriali, in particolare in settori quali aerospazio, biotecnologie, beni culturali, Ict e multimedia.
Roma deve essere capace di valorizzare l’ambiente. La città più verde d’Europa deve onorare questa condizione, migliorando la qualità dell’aria attraverso gli investimenti nelle tecnologie innovative e deve realizzare una vera economia circolare che passa attraverso la diversificazione degli impianti di gestione dei rifiuti e la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare.
Una Capitale europea moderna, aperta, inclusiva, efficiente, sicura e piacevole da vivere per tutti, non può prescindere dagli investimenti nella digitalizzazione dei servizi pubblici, nelle infrastrutture, nelle tecnologie intelligenti e nella mobilità sostenibile. Occorre, insomma, utilizzare tutte le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dall’approccio proprio della Smart City.
Infine, l’immenso patrimonio culturale invidiabile nel mondo deve essere valorizzato con servizi di qualità e accompagnato da forti investimenti nello sviluppo turistico per migliorare la ricettività. Perché Roma torni ad essere davvero la città delle opportunità per tutti, deve divenire attrattiva, richiamare intelligenze e risorse da tutto il mondo, riappropriarsi del ruolo di “caput mundi” crocevia di ogni attività politica, economica e culturale mondiale. Città accogliente e nella quale la qualità della vita sia la vera sfida da vincere. Altrimenti, la Capitale d’Italia non potrà che rassegnarsi a convivere con i suoi problemi irrisolti.
L’amministrazione pentastellata a guida Raggi può prendersela con quelli che c’erano prima, gridare al complotto, aspettare i poteri speciali che trasformino la sindaca Raggi in una Superstar, aspettare con ansia il via libera dal parte del Governo penta-leghista in merito al trasferimento allo Stato di gran parte del debito del Comune di Roma. La verità è che Roma ha profondamente bisogno di un sindaco che sia all’altezza della situazione e che sappia mettere mano subito e bene a quattro piaghe di questa città: le buche stradali, la cattiva gestione dei rifiuti, i servizi pubblici inefficienti e l’immobilismo dell’economia locale.
Donato Bonanni